STILI DI SCRITTURA

GIORNALISTICO

Roma, venerdì 9 marzo 2001. Un uomo sulla trentina ha fatto irruzione in una stanza di un albergo abitata da una sconosciuta; l’uomo infatti stava cercando di sfuggire alla polizia che lo inseguiva per furto. Dopo essere entrato è rimasto per qualche minuto fermo, appoggiato alla porta, dato che, all’interno, la stanza era completamente buia. Dopo aver abituato i suoi occhi al buio della stanza, ha cercato di percepire qualcosa, un rumore, soprattutto da fuori, visto che la polizia lo stava sicuramente ancora cercando. Invece, tutto quello che ha sentito è stato il respiro di qualcuno che evidentemente stava dormendo.

Ma la presenza di qualcuno nella stanza non lo ha affatto spaventato e, quasi divertito da quella situazione, è andato avanti per cercare di scoprire qualcos’altro. Sembra quasi che conoscesse la stanza, o che sia stato semplicemente fortunato nell’andare dritto senza fare alcun rumore e senza urtare nulla, forse in quel caso la tragedia si sarebbe evitata.

Perché è di tragedia che si parla, visto che l’uomo, dopo aver raggiunto, al buio un letto e aver sentito che una donna vi stava riposando, l ha uccisa brutalmente, senza neanche guardarla in faccia. Ha solo aspettato che desse segni di vita: un piccolo riso soffocato. (continua a pagina 9)

ROMANTICO

L’uomo, con il cuore come impazzito, chiuse la porta di quella stanza che sembrava essere l’ultimo suo spiraglio di vita e calde lacrime, quasi roventi, gli scesero giù per le guance, mostrando il dolore che il suo animo stava provando in quel momento, mentre i suoi occhi si strizzavano come se non volessero vedere oltre. Quando li riaprì si ritrovò in un alone di oscurità, la stanza era completamente al buio e il suo cuore avvertiva la paura di quella situazione, l’ansia dell’inatteso. Poi cercò di fare coraggio a sé stesso, pensò ancora a lei, si portò una mano sul petto e mentre il suo volto si trasformava in una maschera di sofferenza, poggiò le sua spalle alla porta.

Restò in un interminabile silenzio, ricordi del suo amore perduto, viaggiavano sospesi in quella oscurità che l’uomo era libero di plasmare attraverso la sua immaginazione. Poi nel silenzio, sentì una brezza, un respiro che si alzava e si abbassava come lo sciabordio delle onde sulla riva di una spiaggia deserta.

Cercò di tornare in sé, per quanto gli fosse possibile. Andò avanti con la sicurezza forte di chi sa che, lassù qualcuno lo guida, lo protegge, qualcuno che un tempo era al suo fianco, di giorno e di notte, come una anima gemella, un dono d’amore dal cielo.

Si accostò ad un letto col bordo in legno, proprio come quello in cui aveva passato infiniti momenti con lei; con la delicatezza di una piuma, sfiorò la pelle di una pesca, dei capelli, una donna profumata come un fiore, vellutata come una pesca. Al suo lieve tocco, che, nell’oscurità gli riportarono alla mente il suo gioiello, avvertì un leggero riso soffocato. Le si sedette accanto e, sorridendo, cominciò ad accarezzare i capelli di quell’affascinante sconosciuta. Fu come un appuntamento al buio. Ma non era lei.

SCIENTIFICO

Richiude l’apertura sulla parete con le due dita della mano destra ed entra all’interno di un ambiente totalmente privo di fonti luminose. Appoggia il trapezio e le scapole al legno usato per costruire l’apertura e, mentre la sua retina si restringe in reazione al cambiamento di luminosità, rimane senza muovere alcuna parte del corpo e senza usare le sue corde vocali per emettere suoni. Dopo che, i suoi occhi prendono, secondo i meccanismi compensativi del nostro corpo, ad abituarsi all’assenza di luce, uno dei suoi cinque sensi cerca di percepire qualsiasi vibrazione di particelle che avvenga in quell’ambiente. In un primo momento non avverte nulla, poi percepisce il rumore di un essere umano che si rifornisce di ossigeno per emettere poi anidride carbonica.

Decide quindi di usare i suoi arti inferiori per captare e studiare maggiormente quelle impressioni. La sua ipotesi è che qualcuno stia dormendo e infatti una massa di carne a temperatura abbastanza alta da potere essere definita viva, conferma la sua ipotesi.

Il contatto tattile tra il suo palmo e la parte esterna del probabile avambraccio sinistro della persona distesa su un mobile adoperato di solito appunto per dormire provocano una reazione anomala. Probabilmente una contrattura dei muscoli labiali che emette un lieve effetto uditivo soffocato.

BAROCCO

Citando un grande autore della cultura italiana, come colui che, impaurito dall’inatteso, si accinse ad andare nell’eterno dolore e tra la perduta gente, così, l’uomo entrò in quella stanza e richiuse dietro di sé la porta che, tra l’angoscia e la disperazione dei suoi pensieri, sembrò echeggiare e presagire funesti eventi e disgrazie inaspettate.

Ahimè, lo colse l’oscurità, come quella di una tormenta invernale tra i boschi delle alte cime montuose, lo smarrimento s’impadronì della sua anima e, poggiando sulla porta in legno le stanche spalle di chi, nella vita, porta il peso di un’eterna croce, sostò qualche minuto senza proferir verbo.

Poi, dopo che la sua vista finalmente rese quell’ambiente più familiare, si fermò ad udire la serenità e la calma di un alito, di qualcuno che dà al suo corpo la fondamentale e indispensabile energia vitale: il respiro.

Come un archeologo che, nonostante l’oscurità dei luoghi dove lavora, va sicuro e ansioso di scoprire nuove testimonianze del passato, lui avanzò nelle tenebre e si fermò solo quando avvertì qualcosa che gli impedì il passaggio. Il tesoro giaceva lì, su quel letto che avvertì l’uomo della sua presenza. Il manto della chioma di quell’essere gli fecero visualizzare l’immagine di una Venere che dona riposo alle sue membra, la sua pelle gliene fecero immaginare la sinuosità delle sue forme. Quando la sfiorò, lei, come disturbata nel momento più emozionante di una visione notturna, accennò un verso soffocato, che però ne mostrarono l’essenza vitale del suo corpo e del suo spirito.

GIOVANILE

Allora, in pratica c’è un tipo che entra in una stanza, chiude la porta e si ritrova in un buio del cazzo che già gli fa girare le palle. Poi non dice niente, diciamo che si caga un po’ sotto, e dopo che cerca di vedere qualcosa nel buio più completo anche se si sente un coglione solo a pensare di poterlo fare, sente qualcuno che respira. Insomma nella stanza c’era un’altra persona del cazzo. Fra poco si metteva a ridere. Poi in pratica, siccome potrebbe essere una bella coniglietta che dorme e, un pensierino ci si potrebbe fare, comincia a vagare per vedere dov’è, chi è, cos’è.

Quando sbatte su qualcosa più duro del marmo, bestemmia in silenzio e sente che quel respiro è lì. Tocca un pezzo di carne e dei capelli lunghi, allora gli cominciano a venire in mente 2000 modi per risolvere bene la situazione e altri 2000 modi di raccontare comunque una di quelle scopate da film  ai suoi amici.

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