SEDUTI

Era una di quelle giornate autunnali che possiedono ancora il tepore dell’estate, ma che ne lasciano presagire la sua fine. Le foglie gialle degli alberi tappezzavano le vie del Central Park, mentre lui ne stava ad osservare il percorso che le faceva volteggiare dalla dimora dove avevano trascorso la bella stagione fino a terra. Gli occhi dell’uomo che seguivano la foglia si posarono sulla spalla di un uomo sulla quale la foglia sostò per qualche momento. Era seduto sugli scalini davanti all’ingresso di casa sua; accanto a lui, una donna, nella medesima posizione, con la stessa espressione assente e quasi entrambi estranei a ciò che accadeva loro intorno.

L’uomo fece un smorfia d’incomprensione e poi si ritirò. Quando, di sera, si riaffacciò alla finestra li vide ancora seduti lì, sembrava quasi non si fossero mossi, non uno sbadiglio, non un cenno di vita. Come quei poveri animali ammirati da tutti per la loro incredibile vicinanza ad un essere vivo, ma che in realtà sono solo immobilizzati attraverso tecniche particolari che nascondono la brutalità con cui sono stati uccisi, così quei due sembravano imbalsamati su degli scalini di pietra.

La tazza fumante di caffè rischiò quasi di finire sulla pelle dell’uomo quando, il giorno dopo, al suo risveglio, si precipitò con la tazza in mano a vedere se quei due matti fossero ancora lì. E c’erano.

Giorni interi trascorsero allo stesso modo e l’autunno che mostrava le sue prime piogge precedute da quel vento fitto e pungente che sembra continui a gridare l’arrivo dell’inverno non li scalfirono minimamente. Immobili, seduti su quelle scale che erano ormai diventate la loro nuova dimora. Presto, l’uomo, affacciandosi alla sua piccola finestra che dava sul parco, vide tanti che, dai palazzi di fronte, stavano a contemplare quelle due strane creature che sembravano vivere d’aria. Gli chiedevano se li conoscesse e lui chiedeva viceversa di loro, ma tutto rimaneva nel dubbio, nel mistero. Diventò un vero caso pubblico, ed era una cosa strana, perché a New York tutti pensano solo agli affari propri e non ci si accorge che qualcuno che abita da solo muore fino a che il vicino di casa non sente l’odore del suo corpo putrefatto.

Questa volta invece tutti, al mattino, cominciarono a passare da quelle scale, pur rischiando di arrivare tardi al lavoro per allungare il tragitto. Volevano vederli, volevano vedere se il vento avesse seccato loro la pelle, se fossero dimagriti, se fossero ancora vivi e impassibili come sempre.

Si parlava di loro nei caffè, in autobus, tra i negozianti della zona che aprivano e chiudevano bottega sotto la loro sorveglianza e anche il postino, gli estranei, i turisti giapponesi che facevano immancabilmente le loro foto da reportage, tutti si chiedevano di loro, ne parlavano continuamente.

E così un giorno l’uomo della finestra chiese loro di andare via, ma non ricevette nessuna risposta, non ebbe neanche il piacere di ascoltare il suono della loro voce, erano la personificazione dell’indifferenza.

Anche la polizia fece loro una visita cercò di fare capire loro che quello era un luogo pubblico, che avrebbero anche potuto sbatterli dentro, poi se li portarono in macchina, ma come i cani che vengono abbandonati dai padroni trovano sempre la strada per tornare a casa, così loro tornarono lì la mattina dopo e si sedettero sugli stessi scalini.

La signora del palazzo di fronte all’uomo, affacciandosi, quella mattina, accennò un sorriso di tenerezza, quasi sperava che tornassero. E lui lo ricambiò quando la donna alzò gli occhi verso la sua finestra.

Ancora l’intervento della polizia, ancora li portarono via, ancora loro tornarono a sedersi sui medesimi scalini, indifferenti, impassibili. Settimane, mesi, arrivò l’inverno e quello newyorkese è davvero freddo, tutti temevano per la loro morte, ogni giorno la gente si svegliava con la speranza di trovarli ancora lì seduti, ancora vivi. La signora della panetteria sulla strada, un giorno, sfornando delle ciambelle calde e fumanti, ne infilò un paio in una busta e con un sorriso si avviò alla porta, ma quando stava per aprire, li fissò e la loro espressione impassibile l’intimidì e così ripose le ciambelle con le altre appena sfornate e tornò al suo lavoro.

Scese la prima neve, tutti pensavano sarebbero morti dal freddo. Da un po’ di giorni, la signora del palazzo di fronte alla piccola finestra del nostro uomo, guardando in quella direzione, la vedeva sempre vuota, anche lei assente, non c’era più l’uomo che condivideva la quotidiana gioia di trovare la coppia viva, giorno dopo giorno. Era morto.

Non aveva nessun parente, nessuno a cui lasciare la casa, così la sua dimora passò all’amministrazione pubblica. Spesso a New York è così difficile trovare casa che la gente legge i necrologi sui giornali, piuttosto che gli annunci immobiliari; in tal modo è più facile individuare gli appartamenti vuoti della città. Così magari si va al funerale, si passa dal palazzo dove si trova l’appartamento e si dà la mancia al portiere. Funziona così.

Intanto la coppia resisteva a freddo, neve, pioggia e ogni genere d’intemperie.

I signori a cui era stata affidata la casa dell’uomo non erano degli amanti dei film sentimentali, così cominciarono a minacciarli, gridando loro che la loro presenza li infastidiva e infastidiva anche gli altri inquilini.

Ma a queste minacce, il quartiere rispose in difesa della coppia, ormai si erano affezionati a loro e non volevano capitasse loro qualcosa di brutto, né che andassero a finire da qualche altra parte dove, sicuramente nessuno avrebbe potuto essere informato sulle loro condizioni, sulla loro salute e sulla loro vita. Così fecero causa all’amministrazione della casa che voleva cacciarli e il loro sforzo fu premiato. Chiesero di dare loro la casa dell’uomo morto, se la meritavano, l’uomo sarebbe stato contento di regalare la sua dimora alla coppia che aveva accompagnato ogni sua singola giornata e ogni sua singola serata.

E così avvenne. La causa venne vinta dal quartiere e la casa dell’uomo venne affidata alla coppia, che aveva trascorso anni d’indifferenza su degli scalini in pietra. Adesso anche loro avevano una casa a New York e non avevano neanche dovuto dare la mancia al portiere.

Il giorno dopo, uomini e donne dell’intera città, anche alcune famiglie e spesso semplicemente single, stavano seduti sugli scalini degli ingressi dei palazzi più belli della città, magari vicino ai loro posti di lavoro.

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